STEFANIA SAPORA

        COGITO ergo SUM.....ergo DIGITO

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Appunti per una storia della critica[1]

 

La complessità del  pensiero di Pantaleo Carabellese, che nella sua fase matura si poneva ormai come punto di confluenza e di superamento della scissione tra filosofia del conoscere e filosofia dell'essere, e, avendo una solida base critica e  nella volontà di superare la frattura tra l'idealismo soggettivo e l'idealismo oggettivo, si proponeva come una nuova metafisica concreta nella direzione dell'idealismo assoluto, suscitava già dagli anni Venti e Trenta un interesse crescente che dagli anni Quaranta si fece ormai tangibile anche con prese di posizione critiche, soprattutto da parte neoscolastica.

Ma prima di soffermarci  su quegli anni, è necessario ricordare che la prima attestazione di stima verso l'allievo la diede nel 1907[2] e poi nel 1909[3] Bernardino Varisco, e che nello stesso anno Giovanni Gentile recen­siva la pubblicazione della tesi di Laurea in Filosofia di Carabellese[4], inserendolo in seguito anche sia nelle sue storie della filosofia, sia nel suo quadro della filosofia italiana contemporanea[5].

Per quanto riguarda i pensatori con i quali Carabellese ebbe rapporti teoretici negli anni in cui il suo pensiero era ormai in via di


[1] Il presente articolo, qui aggiornato e completato, si trova depositato in originale dal 28 febbraio 1996 nelle Biblioteche Nazionali di Roma e di Firenze nella mia Dissertazione di Dottorato Tra gnoseologia e ontologia: il problema di Dio in Pantaleo Carabellese. Tale articolo è stato successivamente pubblicato senza mia autorizzazione né supervisione, risultando a cura di Giuseppe Brescia, in <<Storicismo non è relativismo>> Una propedeutica filosofica ai <<nuclei fondanti>> del contributo storiografico di Carlo Antoni e del concretismo di Pantaleo Carabellese, Libera Università degli Studi <<G. B. Vico>>, Sezione di Filosofia, G. Laterza, 1999, pp. 28-38 dell’estratto. Ciò insieme alle lettere, e cartoline, inedite di Pantaleo Carabellese a Benedetto Croce riferite agli anni 1908-31, da me ritrovate il 25 novembre 1996 con l’aiuto del Direttore della Biblioteca dell’Istituto di Studi Storici dottor Maurizio Tarantino, e con la benevolente illuminata gentilezza della Signora Alda Croce, Presidente della Fondazione “Biblioteca Benedetto Croce” di Napoli, presso la Fondazione stessa, e anch’esse presenti nella Dissertazione corredate di un saggio di lettura e interpretazione, scomparso nell’edizione Laterza, lettere che risultano anch’esse a cura di Brescia, alle pp. 21-27 dell’estratto in oggetto. A mio nome, ma non la riconosco in quanto non autorizzata né vista, è invece la stampa del paragrafo 5 del capitolo II “ La Coscienza come ambiente omnicomprensivo” della Dissertazione, titolato in edizione I “distinti” della coscienza: il Principio e i termini nella filosofia di Pantaleo Carabellese, pp. 10-20, anch’esso in originale nella Dissertazione assieme alle lettere. Oltre a dissociarmi dal complesso dell’operazione, di cui non condivido i modi e i risultati, ma dovuta comunque a mia imperizia nella fiducia ad altri,  mi dissocio anche dall’esser affiancata nell’estratto in mio possesso, a Carlo Antoni, la cui lungimiranza non giunge a vedere la possibilità, poi attuata da Fulvio Tessitore e dalla sua scuola, di una conciliazione (un toglimento) delle opposizioni interne allo storicismo.

[2] Bernardino Varisco, Prefazione a P. Carabellese, La teoria della percezione intellettiva in A. Rosmini, Laterza, Bari, 1907, dalla Tesi di Laurea in Filosofia del 1905 a Roma.

[3] B. Varisco, Tra Kant e Rosmini. A proposito del libro di P. Carabellese: La teoria della percezione intellettiva in Antonio Rosmini, in "Rivista di Filosofia", n. 1, 1909.

[4] G. Gentile, Recensione a P. Carabellese, La teoria della percezione intellettiva in A. Rosmini cit., in "La critica", fasc. IV, luglio 1909, e Risposta a P. Carabellese in "La criti­ca", fasc. III, 1911.

[5] Cfr. G. Gentile, Frammenti di storia della filosofia, serie I, Carabba, Lanciano, 1926; G. Gentile, La filosofia italiana con­temporanea, Sansoni, Firenze, 1941, pp. 29 sgg.; G. Gentile, Storia della filosofia italiana, Firenze, 1969, vol. I, pp. 883-87 e pp. 891-98.

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definizione, non pos­siamo non ricordare, oltre ad Armando Carlini[1], con cui ebbe la polemica del '36, Benedetto Croce. Con Croce i rapporti furono più complessi, e non è possibile qui analizzarli in poche righe[2]. Sul piano storico Croce si interessò alla filosofia di Carabellese pubblicando per tre volte una recensione al suo saggio Che cos'è la filosofia?, su " La Critica " nel 1922, nell'opera Eterni­tà e storicità della filosofia del 1930, e nella seconda edizione del volume Ultimi saggi del 1948, oltre a recensire nel 1945 sui "Quaderni della 'Critica'" il volume collettaneo Il problema della storia[3], nel quale Carabellese era presente con il suo Problemi filosofici della storia. Il cambiamento più sostanziale intervenuto a partire dalla prima ristampa consiste nell'espressione poco lusinghiera con cui Croce, ritito­lando la recensione, sintetizza il suo giudizio sul concetto carabellesiano di filosofia: quell'"inconclu­denza sublime" che mostrava il suo disinteresse verso la filosofia di Carabellese e  alla quale alcuni critici si sono riportati, ma che Carabellese prontamente ribaltò di segno in senso positivo, parlando di "divina inutili­tà" lontana dall'asservimento agli scopi del vivere umano: Carabellese intendeva la filosofia come attività pura più ancora che trascendentale. Ma per parlare di una effettiva distanza tra Carabellese e Croce, al di là della polemica che pure vi fu, si dovrebbe, oltreché mettere a confronto il concetto che i due pensatori hanno della filosofia, soffermarsi come è stato fatto[4] , sul rapporto dello storicismo crociano con la concezione dell'essere del Carabellese maturo. In questo contesto, anche l'interpretazione


[1] Carlini si occupò del pensiero di Carabellese, oltre che nella polemica del '36 e in altri scritti, in L'ontologismo critico di Pantaleo Carabellese, voce Ontologia, IX, in Enciclopedia filoso­fica, Istituto per la collaborazione culturale, Venezia-Roma, 1957, pp. 1036-38.

[2] Un primo approccio al problema del rapporto tra Carabellese  e Croce si può ritrovare in M. F. Sciacca, P. Carabellese cit., in Id., Il secolo XX, in partc. pp. 305-10, dove Sciacca se ne occupa a proposito della concretezza morale e del rapporto teo­ria-pratica. Ma nello stesso saggio si ritrova, al di là della critica sull'ateismo, anche un'analisi lucida non solo della metafisica di Carabellese, ma anche dei suoi rapporti teoretici con Varisco,  Rosmini e Kant.

[3] I saggi crociani a cui si fa riferimento sono: B. Croce, Che cos'è la filosofia, in " La Critica ", vol. XX (VIII della Seconda Serie), n. 2, 1922, pp. 125-28, e anche su "Il Resto del Carlino" del 28 marzo 1922, poi rist. col titolo La filosofia come <<inconcludenza sublime>> in Id., Eternità e storicità della filosofia, Biblioteca Ed., Rieti, 1930, e anche in Id., Ultimi saggi, p. III: Eternità e storicità della filosofia. Note criti­che, Saggi filosofici VII, I ed. Laterza, Bari, 1934, II ed. riv. Laterza, Bari, 1948, pp. 353-59; e Recensione a N. Abbagnano, C. Antoni, A. Banfi, F. Battaglia, G. Bruguyer Pacini, G. Calogero, P. Carabellese, Il problema della storia, 1944, in "Quaderni della 'Critica'", vol. I, n. 3, dicembre 1945, sezione Rivista bibliografica, pp. 81-84.

[4] Giuseppe Brescia, che si riconnette al lavoro di Rosario Assunto e si ispira al quadro interpretativo dato da Eugenio Garin tra l'altro in Intellettuali del XX secolo, a partire dagli anni Settanta sta conducendo un'analisi del rapporto solo appa­rentemente polemico tra Carabellese e Croce, mettendo in rilievo come tale rapporto mostri, proprio nella concezione dei Distinti, più di un punto di convergenza. Cfr. G. Brescia, Il tempo e le forme. Carabellese e Croce, in "Nord e Sud", XXVI/4, ott.-dic. 1979, pp. 79-122, anche in AA.VV., Pantaleo Carabellese, il <<tarlo del filosofare>> cit., poi rist. riv. e ampl. in Id., Questioni dello storicismo, Editrice Salentina, Galatina, 1980-81, 2 voll., vol. I: Dalle origini della dialettica alla ricerca dei modi categoriali, vol. II: Il tempo e le forme. Carabellese e Croce.

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carabellesiana dello storicismo, sintetizzabile nello sbrigativo e errato giudizio dello storicismo come filosofia che risolve la spiritualità nella cultura e perciò è asservita agli scopi del vivere umano, potrebbe essere vista sotto una nuova luce.

Sempre tra i contemporanei di Carabellese, per la pun­tualità delle sue analisi critiche, anche quando negati­ve, e per la lucidità delle sue esposizioni del pensiero di Carabellese, condotte a partire dagli anni Trenta in numerosi volumi[1] tra cui riciteremo solo Il secolo XX e La filosofia oggi, è da ricordare Michele Federico Sciacca. E ancora, Nicola Abbagnano, che prima  parteci­pò a una discussione sul problema di Dio e poi, nella discussione sull'esistenzialismo in Italia, replicò a Carabellese[2]. O anche, Carabellese suscitò l'interesse di Antonio Banfi, che recensì un suo volume fondamentale[3].

Nel contempo sul fronte neoscolastico, sempre a partire dagli anni Trenta, Carlo Mazzantini[4] meditò sul pensiero di Carabellese, mentre un'interpretazione teologica è venuta da Giuseppe Mattai[5], anche lui contemporaneo di Carabellese, e poi, negli anni Cinquanta, da Ornella M. Nobile Ventura[6], sua allieva.

Proseguendo questi brevi cenni per impostare una storia della critica, troviamo che  l'interesse che ormai intorno agli anni Quaranta il  pensiero carabellesiano suscitava si concretò sia in senso positivo, anche con attestazioni e riconoscimenti di carattere istituzionale come quello dell'Accademia Nazionale dei Lincei, di cui Carabellese era Socio, sia in senso negativo, cosicché il suo pensiero fu oggetto di critica, e non solo da parte neosco­lastica.



[1] Ricorderemo qui solo i saggi specificatamente dedicati a Carabellese: M. F. Sciacca, La filosofia di P. Carabellese, in "Logos", fasc. IV, 1937, pp. 580-608; M. F. Sciacca, Conclusione dell'idealismo critico e valutazione critica dell'ontologismo di P. Carabellese, in "Logos", fasc. IV, 1938; M. F. Sciacca, Panta­leo Carabellese: la religione dell'oggetto immanente, in Id., Il problema di Dio e della religione nella filosofia contemporanea, Morcelliana, Brescia, 1944, II ed. 1946, III ed. Marzorati, Milano, 1950, Milano 1968, pp. 105-10 e anche in Id., a cura di, Con Dio e contro di Dio (raccolta sistematica degli argomenti pro o contro l'esistenza di Dio), Milano, 1973, 2 voll., vol. II, cap. VI, par. 2b, pp. 32-41.

[2] N. Abbagnano, Il problema di Dio in alcune recenti discussio­ni, in "Logos", fasc. III, 1931, pp. 327-37; N. Abbagnano, L'esi­stenzialismo in Italia, Repliche ai contraddittori: a A. Banfi, P. Carabellese, U. Spirito, A. Carlini, A. Guzzo, ecc., in "Primato", fasc. VI, 1943. Ricordiamo che Carabellese aveva partecipato alla discussione sull'esistenzialismo in Italia con l'intervento Esistenzialismo o ontologismo critico? nel fasc. IV della stessa rivista,  del 15 febbr. 1943.

[3] A. Banfi, Recensione a P. Carabellese, Il problema teologico come filosofia cit., 1931, in "Civiltà moderna", fasc. IV, 1931, pp. 827-37.

[4] Tra gli altri scritti citiamo di C. Mazzantini, Il problema teologico in un recente volume di P. Carabellese, in "Rivista di filosofia neoscolastica", fasc. VI, Milano, 1931, pp. 562-67; Id., Assenza ed esigenza dell''esistere umano', tra il 'vivere' e il 'pensare' carabellesiani, in AA.VV., Giornate di studi cara­bellesiani cit., pp. 233-46.

[5] G. Mattai, Il pensiero filosofico di P. Carabellese con particolare riguardo al problema di Dio, Tip. G. Martano, Chieri, Torino, 1944.

[6] O. Nobile Ventura, Filosofia e religione in un metafisico laico: P. Carabellese, ma vi sono anche altri saggi. 

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Questa critica trovò espressione nel 1940 nella polemica con il Padre R. Lombardi su "Civiltà Cattolica", mentre, sempre nel '40, nella Seconda Sessione del XIV Congresso Nazionale di Filoso­fia dedicata al Tema La critica di fronte all'ontologi­smo, si respira, al di là di alcune note critiche, un'aria di interesse verso il nuovo tentativo di metafi­sica di Carabellese, come, appunto, tentativo di coniu­gare la critica con l'ontologismo. In questa sede, presente e partecipante Carabellese[1], il neoscolastico Gustavo Bontadini[2] si sofferma sulla concezione metafi­sica di Carabellese, mettendo in rilievo come egli, storico della filosofia moderna  "di riconosciuto valo­re", "porti al cuore della filosofia contemporanea" e come il suo ontologismo abbia il merito di riaccendere la discussione intorno a pensatori e temi dimenticati e soprattutto di distinguere tra problema interno e pro­blema esterno della filosofia, che "è storicamente certo il dialettismo antitetico" ha contribuito a identifica­re. Ma Bontadini critica poi l'opposizione carabellesiana all'idealismo come soggettivismo vuoto d'essere, poiché afferma che esso è invece proprio l'affermazione positi­va dell'assolutezza dell'essere come pensiero, che nega l'alterità dal pensiero stesso, e che dunque la dialet­tica, sebbene nella "lotta contro il realismo" possa apparire rinchiusa entro i limiti della negazione dell'oggetto in cui Carabellese "la ferma", non si esaurisce in tale negazione, ma prosegue oltre nella negazione dell'alterità dell'oggetto stesso, e dunque nella riaffermazione della positività dell'essere, "giacché il pensiero, quello che si pone come l'essenza dell'essere, non è, per sé, che la manifestazione dell'essere, e quindi un totale donarsi o trapassare nell'essere, una essenziale esigenza di determinarsi come concezione dell'essere." Pertanto, sebbene "Cara­bellese ne fu uno degli annunciatori", la verità che per "possedere l'essere non sia necessario uscire dal pen­siero" è per Bontadini il realismo dei neoscolastici, che Carabellese chiama ontologismo, il quale però, come concretismo antidualistico, vi si differenzia poiché vuole conoscere l'Assoluto. Dunque se da un lato Cara­bellese vede correttamente, per Bontadini, contro l'idea­lismo, "l'unità nell'oggetto" e non nel soggetto che in quello è ricompreso, dall'altro questa ricomprensione avviene non soltanto per il soggetto trascendentale, ma anche per quello concreto. Le maggiori


[1] P. Carabellese, Dalla critica all'ontologismo critico cit., in AA.VV., Atti del XIV Congresso nazionale di filosofia, pp. 309-18.

[2] G. Bontadini, Osservazioni sull'ontologismo critico di Panta­leo Carabellese, in "Rivista di filosofia neoscolastica", n. 5, 1940, poi rist. in AA.VV., Atti del XIV Congresso Nazionale di Filosofia cit., pp. 283-303.

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incongruenze dell'ontologismo critico consistono per un verso nel dare come presupposta, e dunque senza dimostrazione, la trascendenza, per l'altro nel riaffermare implicitamente sia il dualismo realistico in cui ricompare il soggetto, sia l'essere, seppur puro, come presupposto del conosce­re. Bontadini riconosce che "è ovvio che all'Assoluto non compete l'esistenza, essa gli compete come positività", dal momento che "si sa che la Scolastica attribuisce l'esistenza a Dio e alle creature solo in senso analogi­co.", ma egli critica la mancata di­stinzione tra "affermazione ontologica", ossia il conoscere l'essere,  e "affermazione metempirica", ossia il conoscere l'Assoluto.

Nel medesimo importante Congresso del 1940 anche Sofia Vanni Rovighi[1] discute la "nuova critica" che Carabelle­se vuole istituire dopo Kant, dopo aver concordato con lui che la filosofia è ontologia, da cui deriva che essere e conoscere non sono scissi, così come essere e sapere, per cui gnoseologia e ontologia sono in relazio­ne. Ma ella contesta la visione carabellesiana del realismo, il quale nella linea della Scolastica è "invece proprio l'affermazione che il conoscere è pura rivelazione, manifestazione dell'essere, che l'oggetto conosciuto, non è una ‘idea’  in senso cartesiano o loc­kiano o humiano, ma è la cosa stessa, per quanto è accessibile" alla nostra conoscenza limitata, che non è un'"intelligenza coestensiva all'essere, in cui conosce­re ed essere" si identificano. Vanni Rovighi ricorda a Carabellese che anche  la fenomenologia e l'ontologia di Heidegger hanno, come lui, combattuto il dualismo essere/conosce­re, per cui esso non  può essere considerato come errore di tutta la filosofia contemporanea. Inoltre mentre ella accetta l'ontologia critica come "giusti­ficazione razionale" immanente alla scienza stessa, non altrettanto sembra fare  per essa nel significato di "esame della possibilità del sapere" in senso kantiano che Carabellese anche assume, poiché esso riproporrebbe la scissione tra essere e conoscere, facendo di quest'ultimo un sapere vuoto. Invece si rifà ancora a  Kant per il concetto di logica non soltanto come scienza a priori, ma anche per l'identificazione tra logica e ontologia, per cui ad esempio principio di contraddizio­ne e di ragion sufficiente "sono principi necessari dell'essere in quanto essere che non dipendono dalla struttura psichica dell'uomo", identificazione che però, benché originaria, dà adito nell'"applicazione di quei principi" a due scienze diverse (la logica, che li applica al pensato, e


[1] S. Vanni Rovighi, Critica, ontologia, metafisica. In margine alla 'Nuova Critica' di Pantaleo Carabellese, in "Rivista di filosofia neoscolastica", n. 5, 1940, poi rist. in AA.VV., Atti del XIV Congresso Nazionale di Filosofia cit., pp. 421-28. 

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l'ontologia, all'essere dell'espe­rienza, all'essere reale), che non consentono di identi­ficare "la critica come logica e l'ontologia critica". Ancora, sebbene anche Carabellese distingua l'ontologia come scienza dell'essere dalla metafisica come "dottri­na" dell'Assoluto e veda la necessaria prosecuzione dell'una nell'altra oltre che l'identificazione di matrice aristotelica tra metafisica e teologia, la sua interpretazione delle prove dell'esistenza di Dio è errata, la sua posizione del problema di Dio tradiziona­le nell'induzione dal concreto a Dio, ma soprattutto "Dio, Oggetto assoluto, non <<costituisce>> me (e poi come?), ma piuttosto io sono uno dei molti pensieri di Dio", e inoltre Egli deve essere visto come un Essere distinto da me, che sono limitato e partecipato, e con una sua esistenza, dal momento che "essere vuol dire fondamentalmente e originariamente esistere (actus essendi)", e gli altri modi dell'essere,  possibile, ideale, anche dei valori, sono  da quello derivati e non indipendenti dall'esistere di una coscienza, per cui, poiché "l'essere dell'Oggetto puro non può essere fonda­to sull'esistere delle molteplici coscienze, Dio deve essere la sua propria esistenza."

Ancora nel medesimo Congresso, Arturo Beccari mette invece in luce della metafisica critica di Carabellese gli aspetti positivi[1] e Stefano Mazzilli, nel rivolgere alcune critiche molto analitiche all'attualismo genti­liano, mette in risalto come l'Io dell'atto puro non possa che incontrare Dio[2], ponendosi così  Mazzilli sulla linea dell'ultimo Carabellese[3].

Al di fuori dell'ambito neoscolastico, in questo stesso Congresso, ma nella Terza Sessione dedicata al Tema Correnti filo­sofiche contemporanee: esistenzialismo, spiritualismo, volontarismo, Augusto Guzzo[4], nel delineare i molti significati del concetto di essere, dedica ampio spazio all'essere carabellesiano, sottolineandone l'immanenza distinta dall'immanenza naturalistica e rinvenedone l'origine nella kantiana distinzione tra Objekt, l'oggetto unico della coscienza, e Gegenstaende, le molte cose di cui si ha conoscenza. A partire da qui Guzzo si pone tutta una serie di domande che in alcuni casi si pongono come sviluppi possibili dell'essere carabelle­siano, in altri suonano come veri e propri rilievi


[1]  A. Beccari, Tentativi di metafisica critica: l'ontologismo del Carabellese, in "Convivium", n. 6, 1940, pp. 619-24, poi rist. in AA.VV., Atti del XIV Congresso Nazionale di Filosofia cit., pp. 263-70.

[2] S. Mazzilli, Osservazioni critiche in tema di ontologismo e criticismo, in AA.VV., Atti del XIV Congresso di Filosofia cit., pp. 361-69.  

[3] Ci riferiamo a P. Carabellese, L'Essere Parte II: Io, 1947, che risulta mancante della prima parte, presumibilmente su Dio.

[4] A. Guzzo, Molti significati del concetto di essere, in AA.VV., Atti del XIV Congresso Nazionale di filosofia cit., pp. 483-93, poi rist. in La filosofia e l'esperienza e altri saggi, Perrella, Roma, 1942.

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alle mancate risposte di Carabellese ai problemi che la sua stessa concezione dell'essere apre.

Nel 1948, anno della morte di Carabellese,  Guido Calo­gero, che negli anni Trenta aveva molto scritto sulla conclusione della filosofia del conoscere, commemorò Carabellese al XV Congresso Nazionale di Filosofia[1], mentre, passando agli anni Cinquanta, un'altra commemo­razione degna di essere ricordata è quella di Antonio Aliotta[2] all'Accademia Nazionale dei Lincei per il Socio Carabellese. Sempre negli anni Cinquanta, Raniero Saba­rini, allievo prima di Carabellese e poi di Teodorico Moretti-Costanzi, analizza con molta profondità, richia­mandosi anche ad Hegel, il tentativo metafisico carabel­lesiano di coniugare l'essere con il divenire, con il processo, comprendendo con puntualità l'itinerario carabellesiano dalla critica alla metafisica[3], mentre il Padre Ambrogio Manno si interessò all'Assoluto nel pensiero di Carabellese, scrivendo tra l'altro la voce a lui dedicata sull'Enciclopedia filosofica[4].

All'inter­pretazione carabellesiana di Rosmini, nel Congresso Internazionale rosminiano di Stresa-Rovereto del 1955, dedicarono la loro attenzione Ugo Spirito[5] e Luigi Bagolini[6]. Quest'ultimo si fece pure interprete, sin dagli anni Quaranta, della filosofia del diritto[7] di Carabellese, con uno sviluppo della sua concezione della comunità e della persona, seguito poi da Ivanhoe Tebal­deschi[8] e


[1] G. Calogero, L'esperienza speculativa di Pantaleo Carabellese, Commemorazione in AA.VV., Atti del XV Congresso Nazionale di Filosofia tenutosi a Messina dal 24 al 29 settembre 1948, D'Anna, Messina, 1949, anche in "L'Italia socialista", 7 ottobre 1948, p. 3.

[2] A. Aliotta, Commemorazione del socio Pantaleo Carabellese, in Rendiconti dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di Scienze morali, Roma, 1950.

[3] R. Sabarini, Dalla critica alla metafisica: P. Carabellese, in Id., Criticismo e metafisica

[4] Tra gli altri, vedi P. A. Manno, P. Carabellese, voce in Enciclopedia filosofica, Istituto per la collaborazione cultura­le, Venezia-Roma, 1957, pp. 890-94, II ed. Firenze, 1967, Vol. I, pp. 1204-07; P. A. Manno, L'Assoluto nell'ultimo pensiero del Carabellese, estratto da "Studi francescani", a. 58, genn.-giu. 1961, nn. 1-2, poi rist. in AA.VV., Giornate di studi carabelle­siani cit., pp. 367-445. Al P. A. Manno rispose Armando Cicchet­ti, L'ontologismo critico di Pantaleo Carabellese. Risposta al P. Ambrogio Manno, Editoriale Arte e Storia, Roma, 1951.

[5] Oltre a recensioni e saggi sul pensiero di Carabellese, Spiri­to scrisse Le interpretazioni idealistiche di Rosmini, in AA.VV., Atti del Congresso internazionale di filosofia A. Rosmini, tenu­tosi a Stresa-Rovereto dal 20 al 26 luglio 1955, Sansoni, Firen­ze, 1957.

[6] L. Bagolini, Dal principio rosminiano di Pantaleo Carabellese ad uno storicismo critico, in AA.VV., Atti del Congresso Internazionale di filosofia A. Rosmini cit., pp. 381-86.

[7] Bagolini scrisse pure Carabellese, Cedam, Padova, 1943. Per quanto riguarda la filosofia del diritto di Carabellese, ricorderemo tra gli altri scritti solo L. Bagolini, Alterità e dignità della persona nella concezione di Pantaleo Carabellese, in AA.VV., Scritti vari di filosofia del diritto, Giuffré, Milano, 1961, poi rist. in AA.VV., Giornate di studi carabellesiani cit, pp. 31-42.

[8] I. Tebaldeschi si occupò del problema della società e della persona soltanto in Id., Società e persona nell'esperienza giuri­dica, Editoriale Arte e storia, Roma, 1956, mentre invece affron­tò anche Il problema della natura nel pensiero di P. Carabellese, Arte e Storia, Roma, 1955, e l'aspetto metafisico del pensiero carabellesiano in Id., Tempo e coscienza, Arte e Storia, Roma, 1956, e in L'essere e l'implicazione di coscienza nel pensiero di Pantaleo Carabellese, in AA.VV., Giornate di studi carabellesiani cit., pp. 149-68. 

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da Dario Galli[1] negli anni Cinquanta e da Rocco Donnici negli anni Settanta[2].

Tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta ha lavorato sul pensiero del maestro Maria Anna Roc­chi[3], che sviluppa il Carabellese storico della filosofia,  mentre negli anni Sessanta troviamo Corrado Dollo[4], che inserisce Carabellese nello spiritualismo,  Leo Lugarini[5] e Enrico M. Forni[6], che si sono interes­sati, sulle "Kant Studien", dell'interpretazione cara­bellesiana di Kant,  Gian Franco Morra, che ha messo a confronto il rapporto sia di Carabellese che di Heideg­ger con Parmenide[7] nell'importante Convegno bolognese  Giornate di studi carabellesiani[8] più volte citato, e Franco Fanizza[9], anche lui partecipante a questo Convegno, come molti degli studiosi qui ricordati, insieme a molti altri. Altri ancora fecero parte del


[1] D. Galli, Il problema della persona, 1951. Vedi anche D. Galli, Il valore teoretico e storico dell'ontologismo critico, in AA.VV., Giornate di studi carabellesiani cit., pp. 355-66, dove Galli afferma che per la "[...] sua decisa e vigorosa rivendica­zione del valore della persona, intesa come soggettività singola­re e individuazione dell'assoluto, nella sua realizzazione dei valori, il Carabellese si inserisce in quella corrente di pen­siero che dai primi decenni del secolo è venuta promuovendo un profondo risveglio culturale e ha riscattato dalle negazioni materialistiche  le supreme idealità dello spirito. Ma, a diffe­renza di taluni suoi contemporanei che, nel fervore della polemi­ca antiintellettualistica si sono portati su posizioni irraziona­listiche, per contrapporre a paradossi altri paradossi, il Cara­bellese non ha negato mai il valore della ragione e la sua inso­stituibile funzione.", p. 358.

[2] R. Donnici, Metafisica della coscienza in Pantaleo Carabelle­se, in AA.VV., Pantaleo Carabellese. Il <<tarlo del filosofare>>; R. Donnici, Comunità e valori in Pantaleo Carabellese.

[3] Oltre al suo Pantaleo Carabellese storico della filosofia e ad altri, vedi M. A. Rocchi, Istanze attuali del pensiero di Carabellese, in AA.VV., Giornate di studi carabellesiani cit, pp. 553-62; M. A. Rocchi, L'evoluzione dell'ontologismo nella lezione siciliana di Pantaleo Carabellese, in AA.VV., Atti del Congresso storico internazionale su 'La presenza della Sicilia nella cultu­ra degli ultimi cento anni', tenutosi a Palermo nel 1975 a cura della Società Siciliana di Storia Patria nel centenario della sua fondazione, Palermo, 1977, vol. II, pp. 940-51.

[4] C. Dollo, Momenti e problemi dello spiritualismo (Varisco, Carabellese, Carlini, Le Senne), Parte II: L'Assoluto come ogget­to in Pantaleo Carabellese, Pubblicazioni dell'Università di Magistero di Catania, Cedam, Padova, 1967, pp. 87-154.

[5] L. Lugarini, Die kantische traszendentale Idee in der Philoso­phie von P. Carabellese, in "Kant Studien", Band 53, I Heft, 1961-62, pp. 225-34, poi rist. col titolo L'idea trascendentale kantiana nel pensiero di P. Carabellese, in AA.VV., Giornate di studi carabellesiani cit., pp. 279-92.

[6] E. M. Forni, Il problema dell'esistenza in Kant, nell'inter­pretazione di Pantaleo Carabellese, poi in AA.VV., Giornate di studi carabellesiani cit., pp. 305-28, e E. M. Forni, Funda­mentalontologie e ontologismo critico. Cronaca e analisi di un rapporto, in "Giornale di metafisica", nn. III e IV, 1962.

[7] G. F. Morra, Carabellese e Heidegger interpreti di Parmenide, in AA.VV., Giornate di studi carabellesiani cit., pp. 499-510. Ma vedi anche G. F. Morra, L'anticrocianesimo come riproposizione della metafisica, in "Cultura e società", 1960, pp. 484-528 e G. F. Morra, Assoluto e relazione, in "Giornale critico della filo­sofia italiana", 1961.

[8] G. Alliney, L. Anceschi, R. Assunto, A. Babolin, L. Bagolini, B. Brunello, S. Caramella, G. Chiavacci, F. Fanizza, G. Fano, P. Filiasi Carcano, E. M. Forni, D. Galli, c. Giacon, L. Lugarini, T. Manferdini, A. Manno, S. Martignoni, M. T. Mastropasqua, C. Mazzantini, B. Minozzi, E. Mirri, T. Moretti-Costanzi, G. Morra, R. Pagliarani, A. Pastore, E. Pomilio, A. Rigobello, A. M. Roc­chi, G. Santinello, G. Semerari, I. Tebaldeschi, Giornate di studi carabellesiani, Atti del convegno tenutosi presso l'Istitu­to di Filosofia dell'Università di Bologna, 7-9 ottobre 1960, Silva, Milano-Genova, 1964.

[9] F. Fanizza, Il problema della filosofia nel pensiero contempo­raneo e nell'ontologismo di P. Carabellese cit., in AA. VV., Giornate di studi carabellesiani cit., pp. 178-98, e F. Fanizza, Conoscere ed essere: Carabellese e l'esigenza dell'ontologismo integrale cit., in AA. VV., Pantaleo Carabellese, il <<tarlo del filosofare>> cit., pp. 41-88.

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Congresso[1] tenutosi a Molfetta nel 1977, per il centena­rio della nascita di Carabellese, e tra questi  Giovanni Cera[2].

Infine Romeo Pagliarani si è occupato con continuità del pensiero di Carabellese a partire dal 1958 sino alla fine degli anni Settanta[3].

Riguardo ora alla fortuna di Carabellese, un primo consistente sviluppo del nucleo religioso del suo pen­siero si ebbe a partire dagli anni Quaranta con Teodori­co Moretti-Costanzi[4], che, riconoscendo pubblicamente il suo debito verso Carabellese[5], si incamminò sul sentiero di una filosofia ascetica che rintracciava in Carabelle­se l'esempio dell'asceta moderno[6].

Sulla stessa linea di un ontologismo critico-ascetico si muovono a partire dagli anni Cinquanta Edoardo Mirri[7], allievo di Moretti-Costanzi, e, negli anni Settanta, Silvano Buscaroli[8].

Oltre che a Moretti-Costanzi e poi a Mirri, su cui tra poco torneremo, il ripensamento della filosofia di Carabellese si deve sostanzialmente a due dei suoi allievi, Rosario Assunto e Giuseppe Semerari.

Il primo[9] sviluppa lungo tutto l'arco di questa seconda metà del secolo l'estetica e la metafisica del tempo di Carabellese.


[1] R. Assunto, G. Brescia, S. Buscaroli, F. Cafaro, G. Cera, L. Cimmino, V. Data, G. De Gennaro, D. D'Elia, R. Donnici, F. Faniz­za, E. Mirri, G. Motta, A. M. Rocchi, G. Semerari, Pantaleo Carabellese, il <<tarlo del filosofare>>, Atti del Congresso tenutosi per il centenario della nascita di P. Carabellese 1877-1977 tenutosi a Molfetta (Bari) il 5 e 6 dicembre 1977.

[2] G. Cera, Sul rapporto oggetto-soggetto nell'ontologismo di Carabellese, in AA. VV., Pantaleo Carabellese, il <<tarlo del filosofare>> cit., pp. 143-72.

[3] Citiamo soltanto R. Pagliarani, Pantaleo Carabellese filosofo della coscienza concreta, Ediz. del Girasole, Ravenna, 1979, perché riassembla in un unico volume tutti gli studi dedicati all'ontologismo carabellesiano.

[4] T. Moretti-Costanzi, Ontologismo critico e cattolicesimo sul problema di Dio, in A. Aliotta, A. Capitini, P. Carabellese, A. Carlini, L. Fantappié, A. Guzzo, F. Lombardi, T. Moretti-Costanzi, R. Pettazzoni, G. Reverberi, U. Spirito, F. Tartaglia, G. Ungaretti, Il problema di Dio, a cura di G. Savio e T. Grego­ry, Editrice Universale, Roma, 1949, raccolta di un ciclo di conferenze, cui partecipò anche Carabellese, promosse dal Centro Romano Studi presso l'Università degli Studi di Roma nell'A.A. 1947-48.

[5] T. Moretti Costanzi, Il mio debito verso Pantaleo Carabellese, in Id., L'asceta moderno, Edizioni Italiane, Roma, 1945.

[6] T. Moretti Costanzi, L'asceta moderno P. Carabellese, in "Giornale critico della filosofia italiana", a. XXVIII, Serie III, vol. III, fasc. I, genn.-mar. 1949, pp. 39-48.

[7] Su questa strada Mirri ha prodotto  E. Mirri, Ontologismo critico e ascesi di coscienza, in "Giornale critico della filoso­fia italiana", fasc. I, 1957, e ancora E. Mirri, Il senso cristiano della persona e della società nel pensiero di P. Carabel­lese, in AA.VV., Giornate di studi carabellesiani cit., pp. 199-206.

[8] Ricorderemo solo S. Buscaroli, Sul 'cattolicesimo' di Pantaleo carabellese e di Giovanni Gentile, in Appunti per una storia dell'ascesi, Bologna, 1979, pp. 109-31; S. Buscaroli, Introduzione all'ontologismo critico-ascetico, Paideia, Brescia, 1979, pp. 205-07 e pp. 273-80; S. Buscaroli, La rilevanza perenne di Cara­bellese, nell'ascesi di coscienza, in rapporto al pensiero euro­peo, in AA.VV., Pantaleo Carabellese, il <<tarlo del filosofare>> cit., pp. 189-222; S. Buscaroli, L'avvento di Heidegger e l'onto­logia italiana: impulso o sviamento?, in AA.VV., Fenomenologia ed esistenzialismo in Italia, Lecce, 1981, pp. 70-78; S. Buscaroli, Neo-tomismo e ontologismo critico e Lo sbocco ontologico dell'idealismo italiano, ambedue in Sull'Essere del linguaggio e dell'analogia oltre le metafisiche, Bologna, 1984, rispett. pp. 109-19 e App. pp. 149-53; S. Buscaroli, L'ultramodernità teologi­ca e laica di P. Carabellese, in "Il Contributo. Rivista di

critica di scienze umane", a. X, n. 4, ott.-dic. 1986.

[9] Sul suo maestro Carabellese, Assunto ha scritto molto. Ricor­deremo soltanto R. Assunto, Ontologia e fondazione dell'Uomo nel pensiero di P. Carabellese, estratto dal "Giornale critico della filosofia italiana", a. XXVIII, serie III, vol. III, fasc. I, genn.-marzo 1949, pp. 18-38; R. Assunto, Il paradosso di Carabel­lese, in "Rassegna di Filosofia", n. 2, 1953, pp. 63-69; R. Assunto, Tempo e qualità in Carabellese e in Whitehead, in AA.VV., Giornate di studi carabellesiani cit., pp. 335-46; R. Assunto, Estetica e metafisica del tempo nella filosofia di Carabellese, in AA.VV., Pantaleo Carabellese, il <<tarlo del filosofare>> cit., pp. 117-42, poi rist. in R. Assunto, Filosofia del giardino e filosofia nel giardino. Saggi di filosofia e storia dell'estetica, Collana Biblioteca di Cultura, Bulzoni, 1981, pp. 174- 97. A lui si riconnette il lavoro del già ricordato G. Brescia.

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Rintracciando nel suo pensiero un paradosso consistente nell'affermazione carabellesiana dell'essere come principio del divenire, Assunto sottolinea come la temporalità sia in Carabellese una categoria originaria dell'essere che permette di concepirlo come attività in divenire, e sviluppa una metafisica delle modalità del tempo, passato  presente e futuro, a partire dall'inten­sionalità qualitativa e non quantitativa delle forme del tempo del maestro. Di qui la dialettica delle forme, in cui il passato, in quanto passato, è la necessità o verità dell'essere, il presente la libertà o realtà, e il futuro la finalità o valore; ma in cui, poiché forme intensive e qualitative, passato presente e futuro si implicano a vicenda, cosicché sul piano dell'attività spirituale umana la qualità come passato-verità si realizza come conoscenza, la qualità come presente-esteticità si realizza come arte, e la qualità come futuro-valore si realizza come  morale, anch'esse in necessario rapporto di coimplicazione. In questo quadro di forme del tempo concepite come durata intensiva, particolarmente significativa appare  la dimensione del presente inteso sul piano delle cose naturali e umane come bellezza che si sottrae alla categoria della fun­zionalità e del consumo, e sul piano dell'io come libertà autofondativa e autofinalizzantesi, in ambedue i casi come valore.

A sua volta Giuseppe Semerari[1] inserisce Carabellese nel neokantismo come vasto movimento novecentesco europeo che, di fronte al pregiu­dizio positivistico del fatto, ne problematizza le condizioni e ne ricerca, a partire da Kant, gli apriori nell'esperienza, giungendo alla riscoperta della co­scienza. In questa tematizzazione della coscienza, Carabellese è vicino a Husserl, mentre si richiama esplicitamente a Mach, James e Bergson. L'interpretazio­ne di Semerari, che tende a collegare fenomenologia e storicismo, mette in rilievo tra l'altro la dimensione intersoggettiva della coscienza in


[1] La bibliografia di Semerari dedicata al maestro è vastissima, e abbraccia svariati aspetti del pensiero di Carabellese. Qui menzioneremo soltanto G. Semerari, Filosofia e religione nel pensiero di P. Carabellese, in "Rivista di Filosofia", n. 1, 1949; G. Semerari, Storia e storicismo. Saggio sul problema della storia nella filosofia di P. Carabellese,  II ed. accr. col titolo Storicismo e ontologismo critico; G. Seme­rari, L'antidogmatismo della 'Critica del Concreto' di P. Cara­bellese, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Uni­versità degli Studi di Bari, Bari, 1960, vol VI, pp. 205-40, che ebbe altre tre ristampe; G. Semerari, L'ontologismo critico di P. Carabellese. Genesi e significato, in AA.VV., Pantaleo Cara­bellese. Il <<tarlo del filosofare>> cit., pp. 9-39, con altre due ristampe; G. Semerari, La sabbia e la roccia. L'ontologia critica di P. Carabellese cit.; G. Semerari, Varisco e Carabelle­se, in Massimo Ferrari, a cura di, Bernardino Varisco e la cultu­ra filosofica italiana tra positivismo e idealismo, Atti del Convegno tenutosi a Chiari (Brescia) dall'8 al 10 dicembre 1983, Ediz. Fondazione Morcelli-Repozzi, Chiari, 1985, pp. 253-78.

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Carabellese, notando però, ma nella Dissertazione si è cercato di suggerire il contrario nel rapporto tra Vico da una parte e Hegel dall’altra, come la sua assunzione della coscienza sul piano metafisico dell'essere gli abbia impedito di coglierne la latitudine originariamente storica. Nonostante ciò, nel "criticismo coscienzialistico" Semerari individua sin dall'inizio, al di là del dichiarato antiumanesimo come della ripresa di temi metafisici e teologici, un'intenzione profonda mirante a ridefinire il problema dell'uomo in termini non meramente naturalistici né empiristici, bensì di valore: è fuor di dubbio a nostro parere che l’antiumanesimo carabellesiano si sposi con una nuova concezione metafisica dell’uomo come pensante-che-vive, che lo decentra nell’Essere, ed è perciò antiumanistica. A Semerari si riconnettono i due suoi allievi Franco Fanizza e Giovanni Cera.

L’importante ripresa della metafisica carabellesiana interpretata in chiave prettamente teologico-religiosa si deve a Edoardo Mirri[1], che sin dagli anni Cinquanta conduce una ripresa del pensiero di Carabellese che è sfociata nelle riedizioni di alcune delle opere carabellesiane a più stretto contenuto speculativo, come P. Carabellese, L'attività spirituale umana. Prime linee di una logica dell'essere, nel 1991, e P. Carabellese, Il problema teologico come filosofia, nel 1994, originariamente l'una del 1948 e l'altro, da Mirri considerato il capolavoro di Cara­bellese, del 1931. Mirri mette in  evidenza come la originaria dimensione intersoggettiva della coscienza sia da intendere non fenomenologicamente ma metafisica­mente come fondazione ontologica dei soggetti nell'Esse­re di coscienza, laddove per soggetti non si devono intendere i molti uomini interfungibili e finiti, ma i molti coscienti che proprio in questo loro esser co­scienti non possono non affermare Dio. In questa fonda­zione della societas cristiana basata su un originario dialogo, Mirri fa riferimento alla formula carabellesiana dell'uomo pensante-che-vive portando avanti un nuovo umanesimo metafisico, laddove per pensante Carabellese intendeva colui che afferma Dio come immanente alla coscienza, sebbene, dal lato soggettivo, come esigenza e non come possesso. In questo stesso senso del pensare come affermare Dio, l'interpretazione di Mirri mostra come in Carabellese metafisica e teologia si identifi­chino, dal momento che la metafisica è la domanda che verte intorno


[1] Nella direzione di una coincidenza tra filosofia, metafisica e teologia, e per una ripresa del Carabellese degli ultimi anni del sistema, Mirri ha scritto Considerazioni sul rapporto tra filoso­fia, metafisica e teologia in Carabellese, in AA.VV., Pantaleo Carabellese, il <<tarlo del filosofare>> cit., pp. 89-116, oltre, come già ricordato, alle Introduzioni e alla cura della ristampa delle due opere carabellesiane citate nel testo.

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all'essere dell'essente e al problema dell'uno e dei molti, e questo essere e questo uno sono Dio, fondamento di ogni essente e di ogni pensante.

Vicini alla linea interpretativa di Mirri sono da considerare Luigi Cimmino[1], che al problema dell'esi­stenza di Dio in Carabellese ha dedicato uno studio[2], e Furia Valori, che, avendo già dedicato nel 1996 una monografia a Il problema dell’io in Pantaleo Carabellese[3] , ha poi curato nel 1998 per l’Università di Perugia la riedizione del carabellesiano L’Essere e la sua manifestazione. Parte Seconda. Io, cui ha apposto un suo Saggio introduttivo, in cui tra l’altro anticipa la riedizione della carabellesiana Dialettica delle forme, che va ad aggiungersi alle altre opere speculative dell’ultimo Carabellese, proseguendo nell’importante iniziativa di editarne il pensiero.

 

 



[1] L. Cimmino, L'argomento ontologico in Hegel e Carabellese, in AA.VV., Pantaleo Carabellese, il <<tarlo del filosofare>> cit., pp. 235-44.

[2] L. Cimmino, Carabellese. Il problema dell'esistenza di Dio, Studium, Roma, 1983

[3] Furia Valori, Il problema dell’io in Pantaleo Carabellese..

 

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