STEFANIA SAPORA

       COGITO ergo SUM.....ergo DIGITO

END PAGE

 

Ermeneutica e simbologia del sacro nell’esperienza estetica

   

Perche ermeneutica e simbologia del sacro, in un mondo completamente secolarizzato? Mentre secondo il Rosmini  di un recente simposio di estetica, il bello è esecuzione perfetta di un tema mentale che l’artista produce e che gli fa da guida ideale  nella creazione artistica, essendo il tema mentale dell’artista derivato dall’archetipo dell’ente,  secondo W. Benjamin l’esperienza estetica consiste in una dinamica distinzione tra bellezza e apparenza, laddove l’apparenza, quando prende il sopravvento e non resta limitata al suo campo transeunte e caduco di mera funzione e mero strumento della bellezza, diviene demoniaca, oltrepassando il confine della beatitudine che l’esperienza estetica porta con sé nella sublimazione e nella trascendenza dell’uomo in una dimensione, sia essa laica che religiosa, esclusivamente spirituale. Le arti, sia quelle figurative e visive, sia la musica, costituiscono il mezzo per l’accesso a una dimensione in cui si manifesta la natura spirituale e superiore dell’essere umano, nel senso che attraverso le arti vi è un trascendere dell’umano nel divino, una sublimazione della storia, ossia del tempo, nell’eterno senza tempo, un’apparizione del sacro nel profano – dove qui per sacro non si intende ciò che appartiene all’esperienza religiosa strictu sensu, ma ciò che appare in una luce sacrale, ciò che trascende il limite empirico dell’umano sentire, ponendolo in una dimensione di libero volo spirituale.

Le arti operano una potente trasfigurazione del reale, e nell’opera d’arte l’artista, attraverso il fenomeno che crea, attinge alla autenticità del fondamento, che è un fondamento ontologico, ossia oggettivo: la creazione è sì dell’uomo e non certamente mera copia della natura, ma è anche stravolgimento delle regole del reale, occhio – per le arti visive – che distoglie dalla funzione meccanica e transeunte della cosa oggetto dell’opera d’arte  per ascendere, attraverso il fenomeno arte, all’autenticità del fenomeno ente, in un movimento dinamico dello spirito, sia dell’artista che dello spettatore, tra mistero e rivelazione della bellezza nell’oggetto d’arte, che si fonda in prima istanza, attraverso la percezione, sull’intuizione e sull’irrazionale. Ma qui irrazionale non vuole sottendere ciò che non ha logica, ciò che è avulso dalla ragione, perché piuttosto anche l’irrazionale ha una sua logica (se non si vuole trovare una logica nelle regole dell’esecuzione dell’opera d’arte), la logica dell’immaginazione e dell’intuizione, appunto, che attinge al mondo delle essenze, alla bellezza originaria del platonico mondo delle idee, al tipo, al modello, all’esemplare che si vede e che ci sfugge nella normale dimensione dell’esistere, ma che si rivela nella fruizione dell’opera d’arte, in un dinamismo in cui la meraviglia e la capacità di meravigliarsi giocano un ruolo determinante, tra meraviglioso - del bello artistico – e meravigliato – dell’artista e del fruitore. Allora l’irrazionale così inteso implica un ampliamento del concetto di coscienza a partire da Cartesio (idee chiare e distinte), Kant (forme dell’intuizione e categorie dell’intelletto nella Ragion pura), Hegel (logica della storia, fenomenologia dello spirito-coscienza, notte della conservazione e prima apparizione della parola “inconscio”), Freud (studio dell’inconscio), Jung (inconscio collettivo), Geometrie non euclidee (irrazionale), ermeneutica (allargamento del concetto di linguaggio in tutti i linguaggi possibili come espressioni tutte democraticamente e politicamente significanti) e infine, ai giorni nostri, ricerca di una logica dell’irrazionale a partire dalla Critica del Giudizio di Kant e dall’estetica kantiana (Marco Sgarbi, 2010).

E’ necessario però un percorso iniziatico della percezione, e in particolare dello sguardo e dell’orecchio, ossia di crescita di tutto l’animo dello spettatore, per oltrepassare il mero empirico, del sensibile, e entrare nel regno dell’oltre-empirico, dell’ultrasensibile: vi è bisogno di un’educazione continua e non solo estrinseca ma anche interiore, personale, di uno sforzo individuale a vedere oltre il dato, e tale percorso è cognitivo-emozionale, e non soltanto sentimentale: comprendere l’arte significa addentrarsi nel mondo complesso polimorfo e polisemico dell’arte, conoscere l’arte, e l’intelletto e la ragione vi sono non meno implicati che la percezione e la sensazione: il sentimento del bello è secondo la sofiologia (scienza del sapere) di S. N. Bugalkov un sentimento sofianico, ossia un sentimento specifico che è al tempo stesso percettivo, cognitivo, sapienziale. Ma in quale senso sapienziale? Di quale sapienza, di quale sapere si tratta? Qui per sapienza si intende un sapere che attinge a ciò che Hegel chiama la “notte della conservazione”, ossia un oscuro abisso, un inconscio, vuoi collettivo alla Jung, vuoi individuale alla Freud, che dall’oscura profondità  dell’essere (per il verso oggettivo), e dello spirito (per il lato soggettivo), fa emergere un nuovo aspetto del reale, un reale virtuale che sta lì solo per essere scoperto e portato alla luce, perche la realtà dell’essere è comprensibile e attraversabile da infinite linee di conoscenza dell’umano,  che lo sguardo quotidiano distratto dal mondo del transeunte non coglie.

L’armonia del bello artistico, che è armonia derivante da un senso di compiutezza e di totalità che ogni singola opera d’arte ha, e il cui significato costituisce l’analogia con l’archetipo, rimanda perciò all’armonia del cosmo, e dona allo spettatore un senso di calma speranza, oppure di tumultuoso entusiasmo, o ancora di profonda disperazione, sentimenti e emozioni generantisi dal contenuto dell’opera d’arte, sentimenti e emozioni diversissimi, e che tutti, insieme a tutti gli altri possibili al cospetto del bello artistico, provocano la catarsi dello spirito. Infatti tre sono notoriamente i movimenti dinamici che si attuano nel momento dell’esperienza artistica nello spettatore al cospetto dell’opera d’arte: la percezione o aisthesis, la poiesis o produzione ( di un particolare sentimento sofianico), e la catarsi, che produce un sentimento di liberazione ed elevazione dello spirito. Allora anche le arti, e in particolare la musica in quanto la più diafana delle arti, quella che ha meno contatto col mondo della materia, divengono simbolo, simbolo di altro, voce del divino, e studiare il simbolo in generale significa comprendere l’arte in questo suo specifico aspetto o funzione, che è funzione etica, ossia di elevazione spirituale di chi produce e di chi fruisce arte, di chi vive e di chi si affaccia nel mondo dell’arte. In questo senso l’arte, lontanissima dalla funzione meramente edificante che sola svolge nelle varie religioni, e che ha contraddistinto - e talvolta ancora contraddistingue - anche le nostre grandi opere d’arte dell’epoca del mecenatismo delle grandi commesse religiose, si divide molto più semplicemente in buona  e cattiva arte, o se si vuole pensare alla musica in buona e cattiva musica, comprendendo la buona musica tutta la musica, in una totalità che è trasversale rispetto ai singoli generi musicali, limitantisi ed escludentisi a vicenda. Questa particolare accezione etica dell’arte, che comprende evidentemente anche l’arte popolare, oltre a quella tradizionalmente colta, è democratica, ossia è politica.

Tre sono i valori canonici della filosofia di platonica memoria: Bello Bene Vero, laddove bellezza  verità  e bontà sono oggettive e in relazione con l’aspetto cognitivo del pensiero umano, mentre tutte coincidono a un livello superiore nella unicità divina dell’Uno, per cui estetica, morale, scienza si unificano nella metafisica, perche tutte hanno presupposti superiori di livello conoscitivo ed esterni rispetto al contenuto del loro campo di azione e di conoscenza. Vero Bene Bello oltre che valori metafisici sono tre linguaggi in cui si esprime appunto il sacro, e cosi concludiamo tornando circolarmente all’ermeneutica del sacro.

 

HOME PAGE NEXT PAGE

PREVIOUS PAGE

f_entebk.gif (14663 byte)  

Se vuoi scrivi un  commento  nel Libro degli Ospiti